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Una ragazza di 20 anni negli Stati Uniti ha beneficiato del primo trapianto in 3D realizzato con le sue stesse cellule.

La 20enne, nata con una deformità che le ha lasciato l’orecchio destro piccolo e deforme, ha subito un intervento chirurgico ricostruttivo a marzo, parte del primo studio clinico che ha utilizzato la stampa 3D per costruire un impianto fatto di tessuto vivo.

L’impianto è specifico per i pazienti con microtia, un raro disturbo congenito in cui l’orecchio esterno è sottosviluppato o non esiste affatto.

Il dottor Arturo Bonilla, chirurgo pediatrico presso il Congenital Ear Institute, il più grande Centro di Microtia Pediatrica del Nord America, ha guidato il team di medici per il trapianto.

Di solito, i medici devono prelevare la cartilagine costale o utilizzare impianti in polietilene poroso (PPE) per eseguire questo tipo di trapianto, con una serie di problematiche.

L’uso delle cellule della cartilagine di un paziente è meno invasivo e, secondo Bonilla, consentirà un orecchio più flessibile. Per  le persone con microtia, sottoporsi a un tale intervento chirurgico può aiutare ad aumentare la propria autostima. Sebbene non si creda che influisca sull’udito, offre certamente un sollievo estetico.

L’impianto è stato prodotto dalla 3DBio Therapeutics, un’azienda di medicina rigenerativa con sede a New York, che giovedì ha annunciato il successo dell’intervento.

I medici hanno eseguito una scansione 3D dell’orecchio sano della ragazza in modo che l’orecchio stampato in 3D si abbini per forma e dimensioni. Hanno usato un’impalcatura di idrogel di collagene impregnata con le cellule della cartilagine dell’orecchio.

La 3DBio Therapeuctics ha affermato che, con ulteriori ricerche, la stessa tecnologia del trapianto in 3D potrebbe essere utilizzata per la sostituzione dei dischi spinali, del naso e dei menischi del ginocchio, nonché per il tessuto ricostruttivo per la lumpectomia.